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Controstoria del PNRR

La politica si sa non ha pietà. Se una cosa la faccio io è bella, se la fanno gli altri va trovato il modo di screditarla, in ogni caso non va esaltata.

Sinceramente trovo questo approccio poco comprensibile ma mi dicono che sono “le regole della politica” delle quali, sinceramente, vorrei leggere il testo unico perchè mi sembrano essere delle assurde regole di convenienza e poco altro.

Parliamo del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), la famosa “potenza di fuoco” declamata dall’allora premier Conte durante la pandemia che si è tradotta in un torrente di soldi da spendere per il paese con tempi, consentitemelo, poco consoni con il cosidetto “sistema Italia”.

Una sfida al limite del proibitivo ma non per questo persa in partenza.

Il vero fattore che a mio avviso mette a repentaglio il PNRR è la mancanza di tempo, non ci si può fermare a ragionare perchè dietro l’angolo c’è una “milestone“, tradotto pietra miliare, che troppo spesso diventa un vero macigno, altro che pietra.

Le milestone altro non sono che delle tappe obbligate di cronoprogramma, imposte dall’alto, che vanno assolutamente rispettate.

Ad oggi il Comune le ha rispettate tutte e sulla “piattaforma Regis”, altro mostro mitologico del PNRR, tutti gli interventi hanno semaforo verde, tradotto sono in regola con i tempi.

Tale corsa contro il tempo ha imposto scelte difficili, ovviamente enfatizzate se non ridicolizzate dagli osservatori.

Una su tutte la famosa curva a 90 gradi della ciclopedonale del Carmine. Il progetto prevedeva la realizzazione di interventi per rimuovere un pozzetto che avrebbero portato via tempo, bisognava rispettare la scadenza e si è deciso di fare solo la parte esterna per poi terminare l’opera una volta raggiunta la milestone (il cui non raggiungimento può determinare la perdita del finanziamento).

Apriti cielo!

Fiumi di articoli, tecnici con esperienza pluriennale bollati come incapaci… quando semplicemente era una scelta necessaria!

Per inciso, oggi la curva è stata completata e nessuno parla più di scandalo…

Altro grande problema del PNRR è certamente la mole di lavori tutti insieme, praticamente il controvalore del bilancio del Comune di Viterbo in opere pubbliche! Anche solo gestire le interferenze dei cantieri con la città è impresa improba.

Basti pensare alle polemiche per il ristringimento di viale Capocci o la chiusura di via Matteotti; se però facciamo un’analisi comparativa, per esempio tra la durata dell’intervento di via Matteotti alla quale aggiungo anche piazza della Rocca e, per esempio, via Cairoli (stessa tipologia di intervento), numeri alla mano, l’intervento appena terminato è durato molto meno sebbene i metri di pavimentazione realizzata siano molti di più!

Quanto a viale Capocci, gli interventi hanno rispettato il cronoprogramma previsto nonostante la complessità della logistica del cantiere.

Non voglio parlare qui delle piste ciclabili e dei percorsi ciclopedonali perchè ritengo meritino un approfondimento a parte.

Altra critica che ho spesso sentito, specie (e questo dispiace) da addetti ai lavori, è che i progetti dovevano essere diversi.

A tale proposito avrei gradito una levata di scudi di chi questi progetti li ha fatti finanziare, non fosse che per tutte le volte che ho sentito dire “questi progetti li ho finanziati io“!

Le regole della politica non permettono ciò quindi tocca a me difendere quelle scelte; sia ben chiaro, non le condivido tutte ma sono certo che era difficile operare diversamente visto il poco preavviso e la necessità di evadere le richieste di finanziamento in tempi brevi.

La realtà è che sono tutti progetti che migliorano la città, probabilmente alcuni non erano tanto urgenti quanto ne sarebbero stati altri, ma le linee di finanziamento quelle erano ed in ogni caso, senza progetti pronti almeno al livello preliminare, era difficile vincere un bando.

Per il FESR, avendo più tempo per programmare, si è potuto ragionare in termini di strategia territoriale e legare tutti i progetti ad un idea definita di città.

Alcuni progetti infine è stato necessario modificarli per cause di forza maggiore ed il più importante è certamente quello dell’interramento dei parcheggi del Sacrario.

Intanto sgombriamo il campo da un equivoco diffuso (sul quale però la politica gioca spesso). Al sacrario non era previsto un parcheggio multipiano ma solo l’interramento di posti che dall’essere in superficie passavano ad essere interrati senza che sopra se ne recuperassero di altri. Era infatti prevista un’area verde e questo non per scelta politica, sia ben chiaro, ma per rispettare i limiti per accedere al bando. In ogni caso il progetto è stato modificato semplicemente perchè, in base alle indagini geologiche, il costo delle fondazioni era molto più alto di quanto stimato in fase preliminare e non sarebbero bastati i soldi per completare l’opera.

Si è quindi deciso di investire quei fondi nella realizzazione di nuovi parcheggi e nel completamento di vecchi mai terminati, uno su tutti il parcheggio del tribunale.

A valle di questo racconto credo un ringraziamento sia doveroso da parte mia e non può che essere rivolto agli uffici che stanno realmente buttando il cuore oltre l’ostacolo. La sfida è veramente enorme ed il fatto di non aver bucato nessuna scadenza ad oggi (diversamente da quello che è il panorama nazionale) credo sia un merito da ascrivergli totalmente.

Di una cosa non ho dubbi, questi progetti renderanno Viterbo una città migliore.

 
 
 

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